Eruzioni del VESUVIO dal 79 fino ad oggi

Aggiornato con il ♥ venerdì, 15 Marzo, 2019 da Ugo

Tutti (o quasi) hanno almeno sentito parlare delle eruzioni del Vesuvio che nella storia hanno distrutto intere città come Pompei ed Ercolano.

Il Vesuvio, o più propriamente il Somma-Vesuvio, è un strato-vulcano di medie dimensioni che raggiunge un’altezza massima di 1.281 m s.l.m. Esso è costituito dal più vecchio vulcano del Monte Somma, la cui parte sommitale sprofondò generando una caldera, e dal più recente vulcano del Vesuvio, cresciuto all’interno di questa caldera.

Attualmente un’eruzione del Vesuvio è imminente? Ogni quanto erutta? Non lo possiamo sapere. Sappiamo che il Vesuvio “dorme” ma è attivo, ha una storia eruttiva catastrofica e per questo è uno dei vulcani più temuti e studiati al mondo.

Cosa rappresenta il Vesuvio per i napoletani? Il Vesuvio è un amico buono e silenzioso da rispettare, un “sovrano” che domina il meraviglioso golfo di Napoli città più bella del mondo.


Eruzioni del Vesuvio tra il 79 e il 1631

Il Vesuvio entra nella storia con l’eruzione del 79 d.C. con la formazione di un’alta colonna di gas, cenere e lapilli, descritta da Plinio, che da Miseno (20 km dal vulcano), la potè osservare:

“La nube (…) a forma di pino, si sollevava alta nel cielo e si dilatava come emettendo rami”.

Ritratto dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Vesuvio: eruzione del 79 d.c.

Intere città, tra cui Pompei ed Ercolano, vengono distrutte: i prodotti eruttati dal vulcano ricoprono campi, strade, case e templi.

Dopo l’eruzione del 79 il Vesuvio si addormenta fino ad una nuova attività riportata nel 172 da Galeno, che la descrive così:

“emette molta cenere che giunge fino al mare”.

Dione Cassio riferisce di una violenta eruzione nel 203, i cui boati vengono uditi fino a Capua, a 40 km dal Vesuvio.

Notizie di altre due grosse eruzioni avvenute nel 472 e 512 sono riportate da Marcellino Comite, cancelliere dell’Imperatore Giustiniano. Questi riferisce che il 6 novembre 472:

“il Vesuvio, torrido monte della Campania che brucia di fuochi interni, ha vomitato le viscere bruciate; durante il giorno portò le tenebre con una polvere minuta sulla superficie di tutta l’Europa”.

L’eruzione del 512 è descritta da Cassiodoro, un questore di re Teodorico, in una lettera:

“vola (…) una cenere bruciata che, dopo aver formato delle nuvole pulvirolente, piove con gocce di polvere anche sulle province d’oltremare (…). E’ possibile vedere fiumi di cenere scorrere come liquidi fluenti che trascinano sabbie calde (…) e il dorso dei campi si gonfiano all’improvviso fino a raggiungere le cime degli alberi”.

Un’eruzione esplosiva, avvenuta tra il 680 e il 685, è riportata da Paolo Diacono nella “Historia Longobardorum” e altre sono segnalate nel 787 e 968.

Leone Marsicano, nelle “cronache dell’Abbazia di Montecassino”, parla dell’eruzione del 968 e riferisce di:

“un incendio grandissimo ed insolito che giunse fino al mare”.

A questa eruzione è forse riferita la prima testimonianza di una colata di lava, definita come “resina sulfurea che con impeto ininterrotto precipitava verso il mare”.

Numerosi autori parlano di eruzioni nel 991, 993 e 999, ma in quei anni regna la convinzione di una imminente fine del mondo, per cui riferimenti a catastrofi sono da leggere con un margine di sospetto.

Nelle “cronache dell’Abbazia di Montecassino” è segnalata un’eruzione durata sei giorni dal 27 gennaio 1037 e un evento esplosivo tra il 1068 e 1078.

L’ultima eruzione, prima di un periodo di quiescenza, è datata giugno 1139 ed è riportata sia dalle cronache di Montecassino che da quelle dell’Abbazia di Cava dei Tirreni.

Non si conoscono testimonianze attendibili sull’attività ed eruzioni del Vesuvio dopo il 1139. Intorno al 1360, Boccaccio scrive che dal Vesuvio “ora non escono ne’ fiamme ne’ fumo”.

In un imprecisato anno del 1500, Ambrogio Leone da Nola riferisce di un’eruzione durata tre giorni, alla quale fece seguito la formazione di fumarole gassose.

Nel 1575, Stephanus Pighius, un ecclesiastico belga in viaggio in Italia, descrive il Vesuvio:

“rivestito da splendidi vigneti, e così anche i colli e i campi vicini”.

Dal 1500 1631 è certo che il Vesuvio era inattivo o quasi, ripopolandosi di coltivazioni. Grossi alberi crescevano fino al Gran Cono, il cono all’interno della caldera del Somma, e tutto l’apparato era chiamato la montagna di Somma, dal nome della città che sorge ai piedi del Vesuvio.

L’eruzione del Vesuvio del 79 e la distruzione di Pompei ed Ercolano

Una delle più imponenti e distruttive è l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C: distrusse, in pochissimo tempo, le intere città di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti.

Ne danno testimonianza Plinio il Vecchio, rimasto vittima, e Plinio il Giovane, che ne scrisse in una lettera a Tacito.

L’eruzione del 79 sarebbe avvenuta nove giorni prima delle Calende di settembre, ovvero intorno al 24 agosto di quell’anno, anche se i pareri degli storici sono discordanti.

L’eruzione è anticipata da un grande boato e dalla successiva fuoriuscita di pomici, cioè rocce vulcaniche originate da un magma raffreddato pieno di gas e ceneri.

Immagine eruzione del Vesuvio del 79: Pompei.
Ricostruzione: eruzione del 79 d.C. a Pompei.

Sono stati proprio la cenere e i lapilli a seppellire le città che sorgevano alle pendici del Vesuvio:  Pompei e Stabia ed Ercolano. Agli abitanti tocca la sorte di essere vaporizzati.

Questa eruzione, durata 25 ore, cambiò profondamente la morfologia del vulcano precedente. Dopo questo episodio ci fu un periodo di quiete, quando nel 472, fu scagliata una quantità tale di ceneri da destare preoccupazione in tutta Europa e che arrivarono persino a Costantinopoli.

Ci ne furono anche altre eruzioni minori del Vesuvio, definite “subpliniane”, fino al 1500, alle quali seguì un lungo periodo di 130 anni di inattività che favorì la crescita di giardini e vigne sulla montagna.

VIDEO: l’eruzione del Vesuvio del 79 ricostruita dal film “Pompei” (2014)

Per capire meglio la distruttività di una delle maggiori eruzioni del Vesuvio, quella del 79 d.c, ti suggersico di guardare il seguente video tratto dal Film Pompeii (2014) che puoi guardare su youtube:


Eruzioni del Vesuvio tra il 1631 e il 1944

Tra il 15 e il 16 dicembre 1631, tra fortissimi boati e terremoti nella notte: il Vesuvio con una disastrosa eruzione semina panico e distruzione.

Da alcuni mesi tutta la zona era afflitta da frequenti terremoti, pochi giorni prima dell’eruzione. La fase più violenta durò tre giorni e tutta l’eruzione durò cinque giorni, con uno strascico di colate di fango.

Dopo questa eruzione il Vesuvio cambia forma: la cima, prima più alta di quella del Somma, appare decapitata e il cratere, secondo Bouchard (studioso francese), ha un diametro di circa tre chilometri e mezzo.

Verso Torre del Greco si erano aperte sei nuove bocche eruttive. Con l’eruzione del 1631 il Vesuvio entra in una fase di attività persistente che perdura, salvo brevi periodi, fino al 1944.

Violenti episodi sono segnalati nel 1794, nel 1822, 1834, 1850 e 1872. Dopo il 1872 lente effusioni di lava che durano per molti anni, formano dei rilievi (duomi di lava) in prossimità del cratere.

Uno di questi duomi, formatosi fra il 1895 ed il 1899 nella zona fra l’Osservatorio e il Cono, costituisce l’attuale Colle Umberto.

Nel 1872, dopo l’eruzione, il cono del Vesuvio raggiunge la sua massima altezza con 1335 m s.l.m. Nel maggio del 1905 inizia una nuova eruzione, dapprima con lenti efflussi di lava e, dal gennaio 1906, con un’attività esplosiva intermittente (attività stromboliana).

Il 7 aprile 1906 l’eruzione entra nel vivo con alte fontane di lava e forti terremoti, e culmina con la formazione di una colonna pliniana che raggiunge un’altezza di 13.000 metri. L’eruzione termina verso la fine di aprile.

Dopo l’eruzione del 1906, la cima del Vesuvio appare troncata e presenta un’ampia voragine di circa 500 metri di diametro e 250 di profondità. L’orlo craterico è ribassato fino a 1.145 metri nel punto minimo, cioé 180 metri meno di prima.

Negli anni successivi, il cratere è interessato da continui franamenti di materiale che forma le pareti quasi verticali della voragine.

Il 10 maggio 1913 il fondo del cratere sprofonda di circa 75 metri per un’area del diametro di 150 metri. A partire dal 5 luglio 1913 tale sprofondamento si riempie di lava. Piccole esplosioni provocano lanci di scorie che si accumulano formando un conetto.

Dopo questa eruzione, il Vesuvio alterna stasi e attività, per lo più concentrata all’interno del cono, per parecchi anni. Il 12 agosto 1943 la lava riprende a sgorgare all’interno del cratere da una bocca posta al piede del conetto.

L’apertura di questa bocca causa il crollo del conetto che, a sua volta, determina un aumento delle esplosioni. Il 6 gennaio 1944 aumenta il flusso di lava.

Da una frattura apertasi sul fianco del conetto, scaturisce una colata che, dopo aver invaso in meno di un’ora il settore ovest del cratere, si riversa all’esterno spingendosi per oltre 100 metri a valle.

La lava continua a fluire all’esterno del cratere sino al 26 gennaio e all’interno dello stesso fino al 23 febbraio, giorno in cui l’attività effusiva cessa del tutto.

Nelle prime ore del 13 marzo 1944 crollano le pareti del conetto e cessa ogni tipo di attività fino al pomeriggio del 14 marzo, quando riprendono nuovi deboli lanci di scorie, la cui frequenza e copiosità va lievemente aumentando nei tre giorni successivi. Nella notte tra 17 e 18 marzo, con un poderoso crollo del conetto, cessa nuovamente ogni attività.

L’eruzione del Vesuvio del 1631 e il miracolo di San Gennaro

Una terribile eruzione del Vesuvio si registra il 16 dicembre 1631. Secondo la tradizione dopo che la statua di San Gennaro, protettore della città di Napoli, fu portata in processione dinanzi al vulcano l’eruzione ebbe fine.

La statua di San Gennaro viene portata in prossimità della colata lavica durante l'eruzione del vesuvio. Leggenda vuole che il patrono di Napoli facesse il miracolo fermando l'attività vulcanica.
Processione di San Gennaro per l’eruzione del 1631 (foto wikipedia).

Ancora oggi il 16 dicembre i fedeli attendono impazienti la liquefazione del sangue di San Gennaro, la terza dell’anno, proprio in ricordo dell’eruzione del 1631 e l’intervento prodigioso del Martire per fermarla.

L’attività vulcanica fu preceduta da scosse di terremoto e caratterizzata dall’emissione di una colata di lava e fango prima dell’attività esplosiva del cratere.

L’eruzione in ben 19 giorni distrugge  le città di Portici, Resina, Torre del Greco ed Ercolano quasi completamente. A Ottaviano muoiono più di mille persone, e altre tremila sono costrette ad abbandonare le proprie case.

Eruzioni minori: l’attività del Vesuvio tra il 1848 e il 1872

Foto dell'eruzione del Vesuviodel 1872.
Eruzione 1872 (foto wikipedia).

Eruzioni di minore intensità nel 1848 e nel 1872, distrussero i paesi di Massa e San Sebastiano al Vesuvio. In particolare con l’eruzione, di tipo di misto, di fine Ottocento, nei primi anni dell’unità d’Italia, si perdono numerose abitazioni e coltivazioni.

Durante l’eruzione Luigi Palmieri, all’epoca direttore dell’Osservatorio Vesuviano, rimase nell’istituto a studiare l’eruzione, circondato dai flussi lavici. Insieme a lui c’era un gruppo di persone che si erano recate sul vulcano per vedere da vicino l’eruzione. Purtroppo molti di loro persero la vita colpiti da getti di lava.

La più grande eruzione del 1906 raccontata da Matilde Serao

1906: la più grande eruzione del Ventesimo secolo.
Vesuvio eruzione 1906 (foto wikipedia).

All’inizio del Novecento, il 4 aprile 1906, un’altra violenta esplosione del Vesuvio devasta Napoli. A raccontarlo è la giornalista Matilde Serao parlando di una piccola colata di lava che inizia a fuoriuscire sul versante meridionale del vulcano.

Giuseppe Mercalli, che si trova sulle pendici della montagna, lancia l’allarme di una nuova imminente eruzione. Tra il 7 e l’8 aprile di quell’anno l’attività vulcanica si intensifica: due forti scosse di terremoto provocano il collasso della parte sommitale del Gran Cono, mentre la lava scorre veloce devastando il paese di Boscotrecase.

La nube eruttiva iniziava deposita cenere e lapilli nei paesi vesuviani ad est del vulcano tra cui Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano. L’eruzione, che termina il 21 aprile, è ricordata come la più violenta del XX secolo e le sue ceneri raggiunsero anche la Puglia.

VIDEO immagini: l’eruzione del 1906

L’ultima eruzione del Vesuvio del 1944: prima dell’attuale stato di quescienza

Dopo il 1929, l’ultima eruzione del Vesuvio fino ad ora si è verificata tra il 16 e il 29 marzo 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale. Distrusse di nuovo i comuni di Massa e San Sebastiano al Vesuvio, cospargendoli di cenere, mentre anche il condotto craterico subì una alterazione radicale. Ne fu data notizia anche all’estero, dal momento che le immagini dell’eruzione furono riprese dai cinegiornali americani e inglesi che seguivano le truppe di questi paesi in Italia. Dopo questo episodio, il vulcano è entrato in una fase di quiescenza, cioè di riposo, continuamente monitorato attraverso l’osservazione di parametri geofisici e geochimici da parte dell’Osservatorio Vesuviano.

VIDEO “raro”: eruzione Vesuvio 1944


Vesuvio NOTIZIE in tempo reale dall’Osservatorio Vesuviano

Osservatorio vesuviano: che studia le attività vulcaniche del Vesuvio a Napoli.L’Osservatorio Vesuviano è il più antico osservatorio vulcanologico del mondo, fondato dal re delle due Sicilie Ferdinando II di Borbone.

Collegandoti con il sito ufficiale dell’INGV puoi prendere visione dello stato di attività del Vesuvio che viene monitorato costantemente.


VIDEO: Eruzione del Vesuvio imminente? La situazione attuale a Napoli

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Ugo

Ciao sono Ugo, blogger per diletto con la passione per Wordpress e la creazione di Siti web/Blog. Amo Napoli e, da napoletano e partenopeo d.o.c, volevo rendere omaggio alla mia città con un Blog. Perché un Blog su Napoli? Perché ci sono nato e cresciuto, ma da molti anni non ci vivo: mi manca. Perché tutti, napoletani e non, hanno il diritto di conoscere Napoli: la sua storia, le bugie storiche, la cultura, il folklore. Perché tutti hanno il diritto di avere la possibilità di imparare ad amarla...

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