Storia di Napoli: città del Vesuvio e capitale del sud

Aggiornato con il ♥ domenica, 7 Aprile, 2019 da Ugo

Napoli, città ricca di storia e di origini antiche, nata dal mito di Partenope e fondata dai Greci come Neapolis li dove secondo leggenda trovò la morte una sirena.

La storia di napoli inizia nel 470 a.C, quando i Greci cumani decisero di fondare una vera e propria città Neapolis (città nuova) rispetto il primo piccolo borgo chiamato Palepolis (città vecchia).

Di seguito andiamo a leggere e scoprire tutte le fasi storiche della città di Napoli a partire dalle origini del mito fino ad oggi.

Le fasi della storia di Napoli

Ecco elencate in ordine cronologico tutte le fasi della storia di Napoli con l’aiuto di una descrittiva mappa concettuale:

Mappa concettuale delle fasi della storia di Napoli.
Storia di Napoli: mappa concettuale descrittiva.
  1. Napoli greco-romana
  2. Il Ducato di Napoli
  3. La Napoli normanna
  4. Napoli sveva
  5. Napoli angioina
  6. La Napoli aragonese
  7. Il Vicereame spagnolo
  8. Il Settecento Borbonico
  9. Il decennio francese
  10. Il ritorno dei Borbone
  11. Napoli e l’Unità d’Italia
  12. La Napoli contemporanea.

Le Origini di Napoli: Partenope

La storia di Napoli inizia dal mito della sirena Partenope, che diede il primo nome alla città.

La leggenda di Partenope racconta che la sirena, affranta per non essere riuscita ad ammaliare Ulisse con il suo canto, si sarebbe suicidata.

Il suo corpo sarebbe andato alla deriva fino ad incagliarsi sugli scogli dell’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Proprio qui secondo leggenda avrebbe avuto i natali Napoli.

La Napoli greca: nasce Neapolis

Dalla leggenda passiamo alla storia, quando nel 470 a.C. i greci Cumani fondano una vera e propria città più a oriente di Partenope presso l’attuale centro storico, dove erano approdati nel IX secolo.

La Napoli greca: i coloni della Magna Grecia fondano Neapolis.
Neapolis.

Alla città, primo vero centro urbano, viene dato il nome di Neapolis (“città nuova”) per distinguerla dalla vecchia Palepolis (“città vecchia”).

A Neapolis, come da tradizione greca, sono presenti cardi, decumani ed edifici di pubblica utilità e per questo diventa un’importante colonia della Magna Grecia.

Neapolis non era una città militarmente consolidata, ma dovette presto difendersi dai Sanniti, che nel 423 a.C. conquistarono Cuma e successivamente dai Romani.

Inizialmente i rapporti tra Neapolis e Roma erano buoni, ma nel 326 a.C. un conflitto porta alla vittoria di Roma. Nonostante ciò, Neapolis, mantiene le proprie istituzioni e resta per Roma un’importante fulcro della cultura e civiltà greca.

La città ed i suoi dintorni diventano meta privilegiata delle residenze estive dei patrizi romani, che costruiscono tra Puteoli e Sorrento lussuose ville.

Scipione l’Africano, Silla, Tiberio, Caligola, Nerone, scelsero Napoli e le sue terre per il proprio riposo, mentre Cicerone, Orazio, Plinio il vecchio, Virgilio vi trovarono ispirazione per lo sviluppo della propria arte.


Il Ducato di Napoli

La caduta dell’Impero Romano d’Occidente da inizio alla storia di Napoli nell’Alto Medioevo. Nel 536 Giustiniano, imperato d’Oriente, invia Belisario a conquistare la città. Nel 542, Napoli è invasa dai Goti ma nel 533 i bizantini riescono con una grande battaglia ai piedi del Vesuvio a scacciare i Goti dalla Campania.

Sotto dominazione bizantina, la città di Napoli deve respingere Longobardi e Vandali. Dopo un tentativo di indipendenza nel 615, l’imperatore d’Oriente nel 661 accoglie le volontà dei napoletani nominando un duca napoletano a capo della città: Basilio.

Così la città, pur sotto il controllo bizantino, dispone di un governo proprio inizialmente nominato da Bisanzio, poi diventa elettivo ed infine ereditario.

Tutto ciò fa la storia di Napoli dal 661 al 1137, periodo nel quale la città affronta aspre lotte per contrastare le popolazioni barbare.

La Napoli normanna

Nel periodo ducale Napoli si trova di frequente contrapposta ai Longobardi ed ai Saraceni, motivo per il quale chiede il supporto di altre popolazioni in qualità di mercenari.

Parliamo dei Normanni, ai quali viene concesso il feudo di Aversa in cambio dell’aiuto per difendere Napoli dalle mire espansionistiche di Benevento.

Ma gli stessi Normanni, sotto la dinastia degli Altavilla, non si accontentano del ruolo di “aiutanti” ed intraprendono una serie di campagne che li porta a conquistare la Sicilia dalla quale scacciano gli arabi.

In Sicilia estendono le mire espansionistiche sul sud Italia. Così Ruggiero II, fattosi proclamare re, occupa Salerno, Amalfi, Capri, Ravello e nel 1137, in accordo col duca Sergio, impone il suo potere su Napoli.

Alla morte del duca, re Ruggiero riconosce l’autonomia della città, nomina un supervisore e ritorna a Palermo. Morto Ruggiero gli succede Guglielmo I “il malo” che a dispetto del nome regna in modo giusto e saggio.

La Napoli normanna: Castel Capuano.
Castel Capuano.

Fa costruire Castel Capuano, stringe alleanze con le Repubbliche Marinare e guadagna la stima degli aristocratici napoletani.

Dopo di lui, Guglielmo II “il buono” segue la scia del suo predecessore e governa in modo altrettanto saggio. Con la sua morte, i rappresentanti del popolo, per evitare al regno di cadere in mano ai tedeschi designano Tancredi d’Altavilla.

Sono gli ultimi anni del regno normanno che si conclude nel 1194 quando il tedesco Enrico VI si impossessa del Mezzogiorno d’Italia.

Napoli sveva

Sale al trono Federico II, considerato il più grande sovrano europeo. Inizialmente non ha un buon impatto su Napoli e con i napoletani, a tal punto che il popolo partenopeo appoggia più volte atti sovversivi.

Migliorati i rapporti, tra il 1220 e il 1222, Federico II visita la città, resta affascinato da Napoli e promuove lavori di restauro e abbellimento. Si rende protegonista della riorganizzazione della pubblica amministrazione, della giustizia, del commercio fino a circondarsi di poeti, filosofi e letterati.

Di conseguenza nasce a Napoli la prima Università di stato della storia: il celebre “Stadium” di prestigio internazionale.

Alla morte di Federico succede Corrado mal accettato in città a tal punto da avere bisogno di mesi di assedio per sopraffare le resistenze appoggiate dal pontefice Innocenzo IV.

Nel 1254 muoiono sia il pontefice che Corrado e Napoli accoglie il giovane Corradino affiancato e supportato dallo zio Manfredi.

Napoli angioina

Nel 1266, Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia sconfigge Manfredi a Benevento e assume la corona del regno del Sud.

Con Carlo la città diventa capitale del regno e cambia volto: nonostante una pesante pressione fiscale la città di Napoli trova un grande sviluppo. Vengono costruite chiese, fabbriche monumentali e trovano sviluppo artigianato e commercio: con la popolazione che aumenta a dismisura.

Napoli diventa la prima metropoli d’Italia, forse seconda solo a Parigi in Europa. Ma non mancano i problemi, perché il sovrano nel 1267 deve fronteggiare un nuovo assalto di Corradino che sconfitto viene fatto decapitare.

Nel 1282, con i Vespri Siciliani si assiste alla perdita della Sicilia da parte del regno e alla sommossa di Napoli nel 1284 ad opera dei Ghibellini poi soppressa con l’ausilio dell’aristocrazia locale.

Storia di Napoli angioina: foto del Maschio angioino.
Maschio Angioino.

Morto Carlo nel 1285 è la volta di Carlo II che apporta migliorie al patrimonio monumentale di Napoli: ristruttura Castel dell’Ovo e Maschio Angioino.

Nel 1309 ascende al trono di Napoli Roberto d’Angiò detto “il saggio” che, amante dell’arte e della letteratura, crea un clima intellettuale pregevole: si circonda di figure del calibro di Boccaccio, Giotto, Petrarca.

Con la morte di Roberto nel 1343 succede la nipote Giovanna che crea notevoli problemi alla città con il suo comportamento frivolo e dissennato.

In questo periodo, a Napoli, imperversano epidemie di peste, sommosse popolari e incursioni ungheresi. Giovanna cade dopo 40 anni di regno per mano del nipote Carlo Durazzo d’Angiò che approfitta della fiducia della nipote per prenderne il posto, morendo pochi anni dopo.

La stirpe dei Durazzo, ramo secondario dei d’Angiò, dopo Carlo, porta sul trono di Napoli il giovane Ladislao impegnato a contrastare le ostilità da parte di Luigi II d’Angiò che ambisce al trono.

Alla fine Ladislao prevale e nel 1404, desideroso di unificare la penisola, conquista Roma per poi doverla abbandonare nel 1409. Muore quarantenne e lascia il trono a sua sorella Giovanna, che come chi l’aveva preceduta, si dedica a tresche amorose e scandali trascurando le attività di governo.

La Napoli aragonese

Prima di morire, Giovanna Durazzo, sentendosi in pericolo chiede aiuto ad Alfonso d’Aragona, re di Sicilia, e adottandolo lo legittima al diritto di successione.

Tornata sui suoi passi designa Renato d’Angiò come erede, provocando le ire di Alfonso che nel 1442 assedia ed espugna Napoli.

Da qui inizia la dominazione aragonese della storia di Napoli, che porta allo sviluppo economico, civile e artistico della città che si apre agli ideali rinascimentali: artisti come Giovanni Pontano, jacopo Sannazzaro manifestano il proprio talento.

Nel patrimonio artistico della città, della Napoli aragonese, resta soprattutto l’arco marmoreo del Castel Nuovo (voluto dal sovrano per celebrare la conquista della città).

Storia di Napoli aragonese: foto di Porta Capuana.
Porta Capuana.

Alla morte di Alfonso il Magnanimo, nel 1458 la corona di Napoli passa al figlio Ferrante che si rivela un buon re e fine legislatore ad opera del quale viene edificata Porta Capuana.

Nel 1493 alla morte di Ferrante sale al trono Alfonso II che, sotto pressione dei francesi, abdica subito in favore del figlio Ferrantino.

Ferrantino non riesce ad opporsi a lungo all’esercito francese di Carlo VIII e mentre si rifugia ad Ischia, gli angioni entrano in città. Per un breve periodo, quando Carlo VIII ritorna a Parigi, Ferrantino riesce a rientrare a Napoli.

Muore pochi anni dopo e tra i rimpianti del popolo napoletano, la corona passa allo zio Federico d’Altamura.

Il vicereame spagnolo

Appartengono a questa definizione due secoli di dominazione colonialista compresi tra il 1503 e il 1707: la corona di Madrid esercita il potere su Napoli con incapacità. Napoli viene vandalizzata, sottoposta ad ogni sorta di angherie e messa sotto forte pressione fiscale.

A difesa della città nasce la “camorra” al principio come una sorta di società segreta dai fini assistenziali.

Storia di Napoli: foto del palazzo reale testimonianza storica del periodo del vicereame spagnolo a Napoli.
Palazzo Reale.

Sul fronte interno ci sono numerosi tentativi di sollevazione popolare vista l’ingente pressione fiscale: da ricordare la più celebre del 1647 ad opera di Masaniello.

Masaniello, a capo di un popolo inferocito, tiene in scacco per circa un anno i “padroni” spagnoli fino alla presa del Castello del Carmine che diventa il quartier generale degli insorti.

Dal punto di vista artistico, tuttavia, la città permette l’espressione di personaggi del calibro di: Torquato Tasso, Giovanbattista Basile, Giambattista Marino, Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Gianbattista Vico solo per citarne alcuni.

Il settecento Borbonico

Successivamente al 1707 si ha un periodo di transizione sotto vicereame austriaco che passa quasi inosservato storicamente.

Nel 1734 sale al trono di Napoli Carlo di Borbone che, erede dalla dinastia spagnola, impronta il regno su di una maggiore autonomia rispetto i secoli precedenti.

Carlo di Borbone, al trono come Carlo VII, attua una serie di riforme nell’amministrazione, nel fisco, nel commercio e nel campo militare.

Si verifica una crescita del tessuto economico e produttivo di Napoli: dalle attività artigianali (l’arte presepiale, la lavorazione del corallo, delle ceramiche) passando per quelle industriali (cantieri navali di Castellammare) a quelle commerciali (il porto di Napoli).

Tra i segni che il regno di Carlo I ha lasciato sono da ricordare: il Teatro San Carlo, la Reggia di Capodimonte, il Real Albergo dei Poveri, la Reggia di Caserta.

Foto storica del Teatro San Carlo sotto dominazione borbonica.
Teatro San Carlo.

Il teatro San Carlo diviene il tempio della musica italiana ed europea quarant’anni prima della Scala di Milano!

Gli scavi di Pompei ed Ercolano diventano parchi archeologici tutelati e per i loro studi vengono investite ingenti risorse.

Il regno di Carlo vacilla, infine, nel 1740 a seguito della guerra tra Spagna ed Austria. Ma il sovrano difende con l’esercito l’indipendenza del Mezzogiorno d’Italia dalla corona austriaca.

Nel 1759, Carlo va a Madrid sul trono di Spagna lasciando al trono di Napoli suo figlio Ferdinando che si rivela una figura di minor spessore.

Agli anni del regno di Ferdinando IV risale la trasformazione della spiaggia di Chiaia nella Villa Reale, che poi diventa Villa Comunale (1778).

Il 1789 porta a Napoli igli ideali della Rivoluzione Francese con le idee liberali e giacobine che si diffondono nei “salotti buoni” della città.

Le congiure e le repressioni iniziano a diffondersi e il movimento ostile alla monarchia raggiunge l’apice nel 1799: il generale napoleonico Championnet entra a Napoli costringendo Ferdiando in Sicilia. Così sotto la protezione dell’esercito francese i giacobini napoletani proclamano la Repubblica Partenopea.

Nel corso di quell’anno stesso la spedizione del Cardinale Ruffo di Calabria, sotto la bandiera della Santa Fede, risale fino a Napoli con il favore di nobiltà e agricoltori.

Così le truppe francesi, nel 1799, abbandonano la citta e i “sanfedisti” si dedicano ad una dura repressione passando alla forca tutti i repubblicani in piazza Mercato.

Il lungomare di Napoli dedicato a Francesco Caracciolo.
Foto storica: il lungomare di Napoli.

A questo periodo risale anche la vendetta dell’ammiraglio Nelson che, sulla sua nave, fa impiccare l’ammiraglio napoletano Francesco Caracciolo al quale sarà poi dedicato il lungomare di Napoli.

Ferdinando torna al trono ma non per molto: l’Europa è ormai sotto egemonia napoleonica e l’imperatore francese decide di donare il Sud Italia al fratello Giuseppe.

Nel 1805, i francesi rientrano in città e Ferdinando e costretto in esilio a Palermo. La storiografia è sempre stata molto critica ed (erroneamente) avversa nei confronti della dinastia borbonica. Tante sono le verità sottaciute come il fatto che il settecento borbonico per Napoli rappresenta un periodo di sviluppo e prestigio.

Quindi è giusto mettere in risalto le verità nascoste su Napoli ed il regno dei Borbone ancora compianto da i così detti movimenti neo-borbonici (di cui mi sento personalmente sostenitore).

Il decennio francese

Giuseppe Bonaparte regna a Napoli dal 1805 al 1808 nel quale avvia alcuni lavori pubblici e realizza una riforma amministrativa: amplia i confini di Napoli e istituisce la figura del sindaco.

Gioacchino Murat nel decennio francese della storia di Napoli.
Gioacchino Murat.

Nello stesso 1808, Napoleone affida il regno a Giocchino Murat, genero e fedele generale del suo esercito con il quale ottiene importanti successi. Dapprima conquista Capri, per poi sconfiggere una flotta anglo-spagnola nel golfo di Napoli.

Il Congresso di Vienna impone l’allontanamento di Murat da Napoli che viene confinato in Corsica. Quando nel 1815 tenta di riconquistare di nuovo il Regno di Napoli. Sbarcato in Calabria con la sua guarnigione, viene però catturato dall’esercito borbonico e fucilato.

Il ritorno dei Borbone

Con lo stesso Congresso di Vienna viene deciso il ritorno di Ferdinando di Borbone a Napoli, come Ferdinando I, dopo aver unificato il Regno di Napoli e quello di Sicilia nel Regno delle due Sicilie.

Piazza del Plebiscito.

Si introducono nuovi codici giuridici, restituiti i beni confiscati dai francesi alla Chiesa. Viene edificato Palazzo San Giacomo nell’attuale Piazza Municipio e nel 1816 viene avviata la risistemazione dell’attuale Piazza Plebiscito.

Il 1820 con i moti liberali in Europa apre un nuovo periodo di rivolta a Napoli, tra cui quella capeggiata da Guglielmo Pepe.

Ferdinando ne rimane spaventato, concede la Costituzione e poi chiede l’intervento militare austriaco per poterla abrogare.

Nel 1825, morto Ferdinando, gli succede Francesco I che regna per pochissimo tempo e senza lasciare tracce significanti.

Dal 1830 sale al trono Ferdinando II che, amato dal popolo ha la possibilità di riorganizzare l’esercito e dare nuovo impulso al progressso della città di Napoli che ben presto diventa un centro d’eccellenza.

La ferrovia della tratta ferroviaria di Napoli-Portici.
Ritratto: Inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici.

Tra i tanti primati che raggiunge la città in questo periodo ricordiamo:

  • nel 1837 Napoli è la prima città d’Italia ad essere illuminata a gas,
  • viene inaugurata nel 1839 la Napoli-Portici prima ferrovia italiana,
  • nel 1841 nasce l’Osservatorio Vesuviano, primo centro vulcanologico del mondo.

La cultura in questo periodo vede nascere la tradizione della canzone napoletana con le prime espressioni teatrali in dialetto di Eduardo Scarpetta.

Sul piano politico nel 1848 troviamo le sommosse liberali che si concludono con la promulgazione della Costituzione e l’istituzione del Parlamento.

Napoli e l’Unità d’Italia

Alla morte di Ferdinando gli succede il giovane Francesco II, che sarà l’ultimo Re delle Due Sicilie. Inizia quello che per molti è la fine di un Regno di Napoli che sotto i Borbone aveva raggiunto il massimo splendore.

E’ il 1860, e sbarcano a Marsala i Mille guidati da Garibaldi viene agevolato dall’ammutinamento della marina borbonica.

Mentre risalgono lo stivale, i garibaldini acquisiscono numerosi consensi: dai liberali, dalla diplomazioa inglese e finanche dalla camorra.

Francesco II per evitare spargimenti di sangue a Napoli, porta il suo esercito a nord ed attende i garibaldini nella battaglia di Caiazzo.

Stretti tra l’esercito garibaldino a sud e quello piemontese da nord sotto il comando di Vittorio Emanuele II, i reggimenti napoletani riparano nella fortezza di Gaeta. Qui resistono a lungo, ma non riescono a ribaltare gli esiti della guerra.

Così, con l’incontro di Teano, Vittorio Emanuele si vede consegnare il Mezzogiorno d’Italia e il 7 settembre Garibldi entra a Napoli: dal balcone di Palazzo Doria d’Angri annuncia al popolo l’annessione al nascente Stato italiano.

Gli anni a seguire sono di cambiamento ed assestamento, con il popolo di Napoli alle prese con un governo lontano ed indifferente. Nelle campagne si diffonde il fenomeno del “brigantaggio” represso duramente con un esercito di 120.000 uomini.

Napoli contemporanea: Storia di oggi

Video: la Storia di Napoli

Ecco di seguito due video che raccontano la storia di Napoli in modo dettagliato e ricco di particolari:

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