Maradona e i napoletani: la Storia di un Amore Eterno

Aggiornato con il ♥ sabato, 12 Giugno, 2021 da Ugo

Diego Armando Maradona e i napoletani, una storia d’amore tra il calciatore più forte del mondo e il popolo che lo ha adottato fino ad eleggerlo come Re della città di Napoli.

Maradona è l’essenza del calcio. Lo era prima della sua morte, lo resterà in eterno perché la storia del calcio non dimenticherà mai “il diez”, il mago del pallone.

Maradona e i napoletani, una storia eterna d’amore senza fine. Una leggenda senza tempo che racconta di un uomo amato da un popolo che Diego ha onorato fino alla fine.

Ma c’è qualcosa di più, oltre il calcio, che resterà indelebile nei ricordi dei napoletani: la storia d’amore tra Maradona e Napoli. Maradona continuerà ad essere leggenda del calcio mondiale e simbolo di Napoli: l’idolo del popolo napoletano e di una città che lo ha amato, lo ama, lo amerà.

Non parliamo SOLO di un calciatore, lui era il calcio: Maradona ha rappresentato il riscatto sociale di Napoli e di tutto il SUD. Si è sempre schierato contro i soprusi e con i più “deboli”.

Cosa rappresenta Maradona per i napoletani?

Sono passati pochi giorni, Maradona è morto ma è leggenda e solo adesso trovo la forza e il coraggio di scrivere di lui. Mentre tutto il mondo piange la morte del “pibe de oro”, a Napoli si piange la morte di un eroe, un simbolo della città, una persona che per i napoletani ha dato tutto.

Maradona è Napoli. Diego è dei napoletani! Maradona e i napoletani, storia di un “matrimonio” perfetto!

Perché Maradona a Napoli ha dato molto, ricevendo in cambio un amore incondizionato dai napoletani. Ma la storia dell’amore tra Diego Maradona e i napoletani va ben oltre le gesta sportive. Questo sentimento è solo iniziato calcisticamente, nel Napoli, ma poi è andato ben oltre il calcio.

Signori miei, la storia extracalcistica di Maradona la conoscono in pochi. Molti fanno finta di non conoscerla, non è una novità questa. Perché come tutto ciò che “parla” di Napoli, anche di Maradona, si è sempre (voluto) evidenziare il male e spesso raccontare “il falso”. Così come accaduto circa la vera storia di Napoli con l’Unità d’Italia.

Ma per fortuna c’è chi Napoli la ama, come me, come i napoletani. E da napoletano, così come lo è anche Maradona di diritto, questa bella storia d’amore ve la racconto io.

Non è facile spiegare cosa rappresenta Maradona per i napoletani, non ci sono parole in grado di esprimere tutto quello che è stato Diego. Ma ci proverò con l’aiuto di Dio e di D10s.

Partiamo quasi dalla fine, non della leggenda. Il finale che mi piace ricordare di Maradona e i napoletani è uno degli ultimi messaggi al “suo popolo”, dove disse:

“Solo io, Napoli e i napoletani sappiamo cosa abbiamo fatto l’uno per l’altro. I napoletani non devono ascoltare chi li offende e li odia. Io ho fatto del male, ma solo a me stesso!”

Maradona e i napoletani, la vera Storia: da Dio del calcio a eroe Napoletano

La storia di Maradona come leggenda a Napoli inizia calcisticamente nel lontano 5 luglio 1984 quando, dopo essere stato acquistato dal Barcellona, viene presentato allo stadio San Paolo di Napoli.

Il Napoli, fino al suo arrivo, era una squadra di calcio di medio bassa classifica, nessun trofeo. L’acquisto di Maradona fu l’operazione di mercato più costosa della storia del calcio napoli a quel tempo.

Il suo arrivo a Napoli

La storia del mito inizia proprio così, Maradona e il Napoli si sono scelti: il campione argentino viene acquistato negli ultimi minuti di calciomercato. Le fasi della trattativa furono complesse, per l’enorme esborso di soldi che Ferlaino dovette sostenere (e reperire): ben tredici miliardi e mezzo di lire.

Il titolo della gazzetta dello sport che annuncia l'arrivo di Maradona al Napoli.

La trattativa che porta all’ingaggio del “pibe de oro” ha dell’assurdo: il contratto fu firmato senza che il Napoli avesse la liquidità per regolarizzare l’acquisto e il denaro venne versato solo in un secondo momento.

Alla fine ecco l’epilogo che tutto il popolo napoletano desiderava: Maradona a Napoli non era più un sogno, ma realtà!

Diego Armando Maradona sceglie il Napoli e i napoletani nonostante avesse potuto guadagnare di più altrove. La favola inizia quel 5 luglio: Maradona sale le scale dello stadio San Paolo e di fronte a novantamila persone in tripudio inizia a palleggiare.

Poi le sue prime parole da giocatore del Napoli ormai passate alla storia:

“Buonasera napoletani! Sono molto felice di essere con voi, FORZA NAPOLI!”

Il finale di quel giorno lo raccontano le immagini storiche: Diego che calcia il pallone verso il cielo (un “segno divino”).

Da giorni prima si parlava di Maradona al Napoli. Adesso, era tutto vero: Maradona è del Napoli e si presenta ai napoletani accorsi in massa per vedere da “vicino” per la prima volta il nuovo numero dieci.

Diego e il Napoli

Il primo anno di Maradona a Napoli non cambia le sorti della squadra: la squadra raggiunge il centro classifica. Ma l’anno successivo il Napoli “vola” in terza posizione.

La storia d’amore è iniziata, Maradona incanta con le sue giocate e portare a Napoli lo scudetto non è più una fantasia ma realtà.

Siamo nel 1986 e Bruscolotti, capitano storico del Napoli, cede la sua fascia a Maradona e gli chiede in cambio una promessa:

“Da oggi sei tu il capitano, però dovrai mantenere l’impegno: Napoli aspetta lo scudetto!

Promessa che il calciatore argentino rispetta: il Napoli vince lo scudetto, è campione d’Italia per la prima volta nel 1986/87.

Seguono altri trofei con il Napoli, mentre Maradona si laurea a campione del mondo con l’Argentina diventando famoso con il goal di mano: il “pibe de oro” diventa la “mano de dios”.

Maradona è ormai il nuovo eroe di Napoli e dei napoletani.

Con lui si vince in campo dopo anni di predominio delle squadre del nord e soprattutto della Juventus dell’avvocato Agnelli. Il Napoli, la squadra più rappresentativa del SUD vinceva contro il “ricco” NORD.

Maradona diventa il simbolo di riscatto sociale di Napoli verso il Nord, non è più solo una questione calcistica. L’asso argentino difende e onora i napoletani dentro e fuori dal campo, contro TUTTI.

L’inizio del suo “declino”

L’amore dei napoletani diventa eccessivo e Diego si sente “soffocato” dall’amore di Napoli. Da alcuni anni assume cocaina grazie, anche, alla frequentazione di personaggi della criminalità che approfittano della sua fragilità.

Così per “sfuggire” da quella situazione chiede a Ferlaino di essere ceduto. Ma la richiesta non viene accettata e Maradona è costretto a restare a Napoli.

Il 1989 il Napoli sfiora ancora lo scudetto, ma si posiziona in classifica dietro l’Inter. Maradona chiede la cessione, ma Ferlaino lo trattiene e nel 1990 arriva il secondo scudetto del Napoli.

Il declino calcistico del numero dieci napoletano (il diez) è vicino: dopo la Supercoppa italiana del ’90, 17 marzo 1991 Maradona risulta positivo al controllo antidoping.

La storia calcistica di Maradona al Napoli finisce e prosegue prima al Siviglia e poi in Argentina. Nel 2000 il Napoli decide che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero 10 appartenuto a Maradona.

Maradona e i napoletani: la vera storia di un Idolo chiamato “RE”

C’è poi una storia d’amore tra Diego Maradona e i napoletani, che va oltre il calcio. E’ la storia di un’eroe, di uno dei simboli di Napoli che nella città è diventato il RE (the king).

Proprio così. Perché Maradona non solo ha fatto vincere tutto al calcio Napoli. Ma ha difeso, ovunque, contro tutto e tutti i napoletani: il popolo che lo ha adottato ed amato senza esitazioni.

Si tratta di un’amore nato (anche) per l’uomo Maradona e non solo per il calciatore. Diego infatti nasce in Argentina a “Villa Fiorito” una sorta di baraccopoli di Buenos Aires e sa bene cosa significano sofferenza e povertà.

Sono proprio la sofferenza e l’umiltà che legano Diego e i napoletani indissolubilmente. Nessuno meglio di lui (forse) avrebbe potuto capire il disagio sociale di Napoli.

Come nessuno meglio di lui avrebbe potuto difendere Napoli e il suo popolo dalle “vessazioni” di tutto il resto di gran parte dell’Italia.

Fatto incontrovertibile: Maradona è l’unico, da non napoletano, a sostenere il riscatto dei napoletani contro l’odio (a tratti razziale) da parte del Nord Italia (e non solo).

Lo ha fatto durante la sua esperienza da calciatore e ha continuato a farlo fino all’ultimo giorno della sua vita. Per quale motivo?

Un motivo non c’è: si tratta di AMORE!

Un amore che i napoletani hanno ricambiato adottando Diego come figlio di Napoli, vero partenopeo: “un napoletano nato in Argentina”.

Napoli e i napoletani denigrati e offesi ovunque: terroni, fogna d’Italia, africani, lavatevi! Sono solo alcuni degli epiteti con i quali parte d’Italia vessava (e vessa ancora) i suoi “fratelli” meridionali.

Maradona si sentiva napoletano e per molti era motivo di invidia, inconcepibile. Intollerabile per molti quando Diego usava il suo “dono divino” e la sua maestria nel calcio per riscattare Napoli: e “levargli gli schiaffi dalla faccia”.

Una sorta di “vendetta napoletana”, innoqua, nel nome dello sport: fatta di calcio giocato, segni, gesti e parole anche fuori dal campo.

Cosa rappresenta Maradona per i napoletani?

Oggi come ieri Maradona è un’eroe, il RE di napoli, un parente, un fratello, un figlio, un familiare. Diego è tutto questo per i napoletani. Di Napoli resta un simbolo, di autentica napoletanità.

Come tutti gli eroi della storia anche Diego ha pagato un prezzo (troppo) alto per aver dato gioia, amore e protezione agli altri. Non si è risparmiato mai, ha ricevuto però in cambio la riconoscenza dei partenopei tutti, un’amore senza tempo destinato a continuare.

Iego Armando Maradona e i napoletani: saluta i tifosi allo stadio allargando le braccia al cielo.

Lo stesso amore che le storture di una città come Napoli hanno soffocato, fino a renderlo schiavo della droga. Ma si tratta di vita privata, che seppur di un personaggio pubblico, appartengono a lui stesso.

Maradona non ha ucciso nessuno, anzi ha “ucciso” (giorno dopo giorno) solo se stesso. Si è portato ad una morte prematura pagando il prezzo per aver dato nuova vita all’immagine di Napoli, del Napoli e all’orgoglio napoletano.

Storia di Maradona “uomo”: Aneddoti e Curiosità che (forse) nessuno conosce

Ci sono “cose da Maradona” che forse nessuno conosce. Ne racconto (solo) alcune giusto per far comprendere chi era veramente Diego uomo prima che dio del calcio. Parliamo della storia del Maradona uomo prima che grande calciatore.

Alcuni fatti e aneddoti sono sconosciuti a tanti che non hanno vissuto l’era Maradona, soprattutto a chi dopo anni si ostina a non riconoscere quanto di positivo abbia fatto l’uomo Diego Armando.

Storia di un uomo umile e fragile

Diego Armando Maradona è nato a Lanus, al policlinico Evita Hospital, da Diego Maradona Senior (di etnia guarani) e Dalma Salvora Franco (di origini italiane).

Il piccolo Diego, con la sua famiglia vive in una baraccopoli del “barrio” di Villa Fiorito, dove conosce la fame e la povertà.

Sa bene cosa significa vivere di stenti e abitare al freddo e in mezzo al fango. Come i napoletani conosce la sofferenza ed è orgoglioso delle sue umili origini. Sin dalla sua nascita ci sono analogie tra Maradona e i napoletani, quasi come fosse un segno per ciò che poi sarebbe arrivato.

Sarà propro questo uno degli elementi fondamentali che uniranno in modo indissolubile Maradona a Napoli e i napoletani.

Diego cresce fino ad arrivare nella nazionale argentina e vestire le maglie di Boca Juniors, Barcellona prima di arrivare al Napoli dove diventa D10s. Il resto lo racconta la storia del Napoli campione in Italia e in Europa.

Alcuni Aneddoti

Di seguito alcuni aneddoti su Diego Armando Maradona da parte di chi lo ha davvero conosciuto. Perchè è giusto dare voce a chi Maradona l’ha vissuto e non chi lo giudica senza nemmeno sapere veramente chi è e cosa è stato (la lista sarebbe lunga…).

Quando Maradona per beneficienza rischiava la gamba giocando in mezzo al fango

Maradona gioca sul campo di Acerra (15 km a nord di Napoli), per un’amichevole contro la squadretta locale, messa in piedi per aiutare un bimbo malato gravemente.

Era il gennaio del 1985 e quella partita era stata organizzata da una delle riserve di quel primo Napoli del Pibe de Oro, Pietro Puzone.

Il Presidente del Napoli Ferlaino pare non avesse acconsentito alla richiesta, ma contattato direttamente, Maradona scelse di contraddirlo: pagò la clausola di 12 milioni alla sua assicurazione e giocò.

Su un “campo di patate”, nel bel mezzo di un campionato con il Napoli a rischio-retrocessione, scaldandosi fra le pozzanghere e le auto in sosta.

Queste le parole di Diego:

“Che si fottessero i Lloyd di Londra. Questa partita si deve giocare per quel bambino”.

A questo punto una domanda nasce spontanea: Messi e CR7 su un campo così oggi giocherebbero mai? E si scalderebbero fra le auto in sosta?

Ottavio Bianchi: “Voleva bene ai suoi compagni”

Ottavo Bianchi con cui il Pibe de Oro ha avuto diverse discussioni: “In quattro anni non l’ho mai sentito una volta rimproverare un compagno di squadra. Non ha mai fatto pesare il suo talento, per quelli che sbagliavano aveva sempre una parola di incoraggiamento, mai un rimprovero”.

Salvatore Bagni: “Per noi era solo Diego”

“Con noi del Napoli è stato solo Diego. Non ci ha mai fatto pesare la sua superiorità e non guardava a se stesso, era generoso e pensava alla squadra. È stato un compagno perfetto”.

Francesco Totti: “Persona straordinaria, grande calciatore”

“Quando ho smesso di giocare, Diego, è stato il primo a chiamarmi per darmi sostegno e dirmi di stare tranquillo. Questo gesto lo porterò sempre con me.

Zlatan Ibrahimovic: “Faceva tutto con il cuore”

“Io ricordo quello che faceva in campo e fuori, ma la vita privata era un problema suo. Come persona faceva tutto con il cuore e non c’era altro pensiero dietro. Per questo tutti lo amano”.

Edoardo Bennato: “Era sempre generoso”

“Si considerava fortunato, privilegiato e sempre in debito con tutti. Aiutava i più deboli. Una volta in un ristorante a Roma lo ritrovai nelle cucine che distribuiva biglietti da 50 mila lire ai cuochi e lavapiatti”.

Massimo Mauro: “Chi fa il moralista con Diego è un cretino!”

“Lecce-Napoli, Maradona è piegato in due dal dolore alla schiena. Si ficca nella schiena una siringa piena di cortisone. Non era la prima volta, lo faceva senza il minimo dubbio fosse giusto o meno. Lui voleva solo giocare”.

Paolo Maldini: “Era un giocatore buono, immarcabile”

“Io mi sono sempre ritenuto un giocatore corretto, ma con lui ho fatto falli incredibili perché mi faceva andare fuori tempo. Era così veloce che praticamente lo dovevo “picchiare” tutta la partita e più volte vergognandomi gli ho chiesto scusa. Lui non mi ha mai insultato, finiva tutto con un suo sguardo o magari un sorriso”.

Giuseppe Volpecina: “Non amava farsi pubblicità, faceva e basta”

“Aiutava chiunque, ma non amava la pubblicità. Tante cose, quando poteva, non le diceva, amava solo farle. E’ sempre stato molto generoso al di la degli errori commessi verso la sua persona”.

Curiosità: 10 cose che forse non sai sull’uomo oltre che sul campione

Ecco alcune curiosità su Maradona:

  • Diego è l’unico nome che si scrive e pronuncia allo stesso mondo in tutto il mondo. A Napoli sono tanti che in onore di Maradona sono stati battezzati con il nome di Diego o Diego Armando.
  • Secondo alcune testimonianze nel giorno della nascita di Diego, mamma Dalma nel partorirlo pare abbia gridato qualcosa simile a un “Goal”!
  • all’età di 12 anni gli chiesero quali fossero le sue aspettative e ambizioni. Diego rispose: «Io ho due sogni: il primo è giocare il mondiale, il secondo è di vincerlo». Li ha realizzati entrambi.
  • non nascose mai le simpatie politiche per la sinistra rivoluzionaria latinoamericana. Venerava Ernesto Che Guevara (aveva tatuato il suo volto).
  • senza la “10”: indossa la maglia numero 16 in occasione della partita Napoli-Fiorentina della stagione 89/90.
  • profondamente cristiano e sostenitore della Chiesa cattolica. Si definì da sempre il primo sostenitore di Papa Bergoglio.
  • scaramantico come i napoletani: controllava sempre il terreno di gioco salutando calorosamente i suoi tifosi. Noto il rito con cui baciava la fronte dello storico massaggiatore del Napoli, Carmando ( dopo la C c’è il nome “Armando”).
  • D10s: è il tetagramma del nome di Dio più il numero della sua maglia, la numero 10.
  • l’assunzione di cocaina non facilita o agevola le prestazioni sportive di un’atleta. Figuriamoci cosa di sarebbe potuto essere il Maradona calciatore senza la dipendenza.

I “numeri” di RE Diego a Napoli

Di seguito tutti i “numeri” di Maradona calciatore:

  • 10: la sua maglia nel Napoli, “il diez”, che nel 2000 sarà ritirata per sempre ritirata dalla società
  • 2: gli Scudetti vinti con il Napoli (nel 1986-87 e nel 1989-90)
  • 3: Coppe vinte, di cui 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana nel 1990, 1 Coppa Uefa tra il 1988 e il 1989.
  • 13,5: i miliardi spesi dal Napoli per acquistarlo (un record per quei tempi)
  • 7: gli anni giocati con la maglia azzurra del Napoli
  • 5: il giorno di luglio 1084 Maradona mette piede allo stadio San Paolo di fronte a 90.000 tifosi
  • 115: i gol segnati
  • 259: le partite giocate

Conclusioni

Non voglio ergere Diego Maradona a santo. Ma era giusto evidenziare, parlando di Maradona e i napoletani, anche l’uomo oltre che il calciatore che è stato. Questo articolo è dedicato a lui (DIEGO) ai napoletani, a Napoli ed a tutti i suoi detrattori.

Dedico questa pagina a coloro che lo hanno accusato, lo accusano e continueranno a farlo. E’ il caso di alcuni “giornalisti” (o meglio giornalai) ignoranti che da sempre giudicano Diego come cattivo esempio da non seguire. (es. Cruciani, Feltri, Mughini e compagnia “bella”)

Piuttosto come coloro che combattono per una giusta causa (come Laura Pausini) e poi si abrogano il diritto di giudicare un uomo che non ha fatto male a nessuno e forse ha troppo amato le donne.

La stessa cantautrice che tra l’altro scrive canzoni dove le donne reagiscono ad un’inferiorità che lei dipinge e racconta nei testi per poi esortarle a farsi forza.

Tra tanti esempi da seguire è facile “sparare” a zero andando a prendere sempre il negativo e mai il positivo. Questo fa parte della storia di Napoli e dei suoi detrattori antimeridionalisti!

Il Diego Armando cocainomane? Beh ovvio che non sia quello l’esempio da seguire. Ma come uomo tutti possono avere una fragilità o debolezza. Aiutare non significa giustificare, ma condannare un gesto di chi non lede gli altri significa uccidere!

Ci sono altri (tanti) esempi da seguire che riguardano la vita di Diego. Che andava forse aiutato senza troppe accuse e “attacchi” inopportuni.

Che piaccia oppure no Maradona è e resterà il calcio, leggenda di tutti i tempi. Re di Napoli e amato dai napoletani e nel mondo. Da napoletano sono orgoglioso e fiero di aver visto e “vissuto” Maradona: lo amo! Grazie Diego questo è per te, add10s!



 

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Ugo

Ciao sono Ugo, blogger per diletto con la passione per Wordpress e la creazione di Siti web/Blog. Amo Napoli e, da napoletano e partenopeo d.o.c, volevo rendere omaggio alla mia città con un Blog. Perché un Blog su Napoli? Perché ci sono nato e cresciuto, ma da molti anni non ci vivo: mi manca. Perché tutti, napoletani e non, hanno il diritto di conoscere Napoli: la sua storia, le bugie storiche, la cultura, il folklore. Perché tutti hanno il diritto di avere la possibilità di imparare ad amarla...

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