VESUVIO, la storia e le origini del vulcano più famoso al mondo

Aggiornato con il ♥ lunedì, 21 Giugno, 2021 da Ugo

La storia del Vesuvio ci parla di un vulcano attivo da migliaia di anni, uno tra i più temuti e studiati al mondo. Attualmente il “Gran Cono”, la cima del Vesuvio, è alto 1281 per un cratere di circa 1500 metri di circonferenza.

Somma-Vesuvio: altezza attuale 1.281 m s.l.m.
Foto: altezza attuale del Vesuvio rispetto al Somma-Vesuvio (www.ov.ingv.it)

Il Vesuvio rappresenta il simbolo di Napoli, ne domina il golfo ed è uno dei 2 vulcani attivi dell’Europa continentale: così è definito su Wikipedia.

Il Somma-Vesuvio, propriamente detto, è oggetto di ricerca e monitoraggio continui al fine di scongiurare catastrofi come quelle occorse alle città di Pompei ed Ercolano nel 79 d.C. in seguito ad una delle storiche eruzioni.

Ma potrebbe eruttare? Cosa succede se il Vesuvio erutta davvero? Quali le conseguenze causerebbe?

Queste sono le domande più frequenti che ci si pone quando si parla di questo vulcano. Si, il Vesuvio potrebbe eruttare: è un vulcano attivo. Un’eruzione oggi sarebbe catastrofica e non solo per la città di Napoli.

Soprattutto se il monitoraggio del Vesuvio e dei parametri geofisici e geochimici da parte dell’INGV non dovesse bastare a scongiurare (o “prevedere”) una possibile nuova eruzione.

Le conseguenze sarebbero catastrofiche non solo per Napoli ed i napoletani, ma potrebbero riguardare l’Italia e una gran parte dell’Europa.


Vesuvio: storia delle Origini

Le origini del Vesuvio hanno una storia vulcanica, conseguenza di 400.000 anni di attività, e una storia che riconduce ai racconti del mito di Partenope.

Vesuvio: origini del nome tra leggenda e storia.

L’origine del nome

Cosa significa Vesuvio e perchè si chiama così? Matilde Serao, scrittrice e giornalista napoletana, raccontava di un giovane di nome Vesuvio che si innamorò della giovane e pudica Capri.

Ancora la Serao, nei suoi racconti sulle “leggende napoletane” e i miti di Napoli, raccontava anche della leggenda di Vesuvio e Partenope.

Ma sappiamo che leggende e miti sono da annoverare tra le credenze popolari, fantasiose e poco attendibili. Anche se in ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità.

L’origine del nome va quindi ricercata nella storia documentata e nel modo di definire tutti i vulcani del mondo con antiche parole che significavano “fuoco”.

L’Etna in Sicilia prende il nome dall’origine indoeuropea “idh” che significa “ardere”, mentre il monte Fuijsan, più grande vulcano giapponese, deriva da “Fuij” che significa “fuoco”.

Secondo le analisi semantiche di Astrid Filangieri, anche il Vesuvio prenderebbe il nome da “fuoco”: sarebbe, infatti, un derivato della radice sanscrita “vasu“, che significa, appunto, “fuoco”.

L’origine Geo-fisica e classificazione del vulcano

Il Vesuvio è parte dell’arco vulcanico campano, una linea di vulcani che si sono formati su una zona di subduzione creata dalla convergenza delle placche africana ed eurasiatica. Questa zona di subduzione si estende per la lunghezza della penisola italiana, ed è anche la fonte di altri vulcani come l’Etna, i Campi Flegrei, Vulcano e lo Stromboli.

Vesuvio: origine geofisica e classificazione vulcanologica.Nella classificazione vulcanologica, appartiene alla categoria di vulcani chiamati “vulcani grigi” per il tipo di materiale che emettono quando entrano in attività: gas e ceneri in abbondanza che obbligano ad una fuga precipitosa, spesso senza speranza, chi vive nel raggio di decine se non centinaia di chilometri dal cono vulcanico.

Le lave, in questo tipo di eruzione, sono di secondaria importanza e di solito seguono dopo giorni o settimane i gas ed i lapilli.

Caratteristiche di queste eruzioni sono le nubi ardenti: si tratta di gas e materiali vari tanto pesanti da non riuscire a salire verso i cieli e, dunque, costretti a percorrere i fianchi del vulcano anche a 150 km/h, sfondando ed incenerendo qualunque ostacolo incontrino sul loro percorso.


Cronologia della storia eruttiva: tutte le eruzioni del Vesuvio

Storico delle eruzioni dal 79 al 1049

  • Estate del 79 d.C: Pompei, Ercolano, Oplonti (Torre Annunziata) e Castellammare di Stabia, furono completamente distrutte da una disastrosa eruzione del Vesuvio. Queste città vennero ricoperte prima da alcuni strati di lava formata da lapilli e pomice, poi, da coltri di ceneri, al punto che la loro ubicazione sul territorio rimase sconosciuta da allora fino ad alcune centinaia di anni fa.
  • 203: per dieci giorni il Vesuvio erutta dalla sua bocca un’eccezionale quantità di fuoco. Poi, così come si era svegliato, si riaddormentò per altri due lunghi secoli.
  • 472: dopo molti eventi premonitori durati circa un anno, il Vesuvio scaglia lontano così tanta cenere da coprire – si dice – l’intero continente europeo. Cavalcando il vento, la cenere arriva fino in Libia.
  • 512: ci fu un’eruzione del Vesuvio, di tipo “pliniana” molto simile a quella del 79 in cui muore Plinio il Vecchio. Materiali piroclastici costituiti da lapilli, pomici e ceneri infuocate arrivano fino a una decina di chilometri di distanza. Imponenti lave di magma scesero dal monte di Somma.
  • 685: quinta eruzione del Vesuvio di cui non si hanno notizie precise se non che furono uditi forti boati, come riportano più avanti scritti di storici quali Platina, Sabellico e Sigonio.
  • 787: colata di lava che per la prima volta nella storia delle eruzioni vesuviane arrivò fino al mare.
  • 968: una tremenda esplosione e la fuoriuscita di fuochi sulfurei dalla bocca del Vesuvio vengono menzionati da un monaco greco nell’Abbazia di Montecassino.
  • 993: eruzione non tra le più catastrofiche, ma che produsse isterismo collettivo, poiché prossimo l’anno 1000, la gente vedeva il fenomeno come l’avvicinarsi della fine del mondo.
  • 1036: per sei giorni, dalla vetta del Vesuvio scese a valle la lava incandescente.
  • 1049: viene menzionata una nuova eruzione descritta dal vescovo Leone Marsicano.

Storico delle eruzioni dal 1631 al 1754

  • 1631: dopo cinque secoli senza una rilevante attività vulcanica si ha una devastante eruzione di cui parleranno moltissimi storici dell’epoca. La terra tremò. Dal cratere fuoriescono tonnellate di materiale infuocato. Dopo l’eruzione, un violento nubifragio si abbatte sulla zona.
  • 1660: dai crateri già aperti precedentemente si alzano alte nubi di fumo misto a cenere.
  • 1682 al 1685: si verificano terremoti seguiti da roboanti fragori. Qualche accenno di eruzione poi rientrato. Successivamente si verificano sporadiche eruzioni di tipo esplosivo ma di scarsa potenza.
  • 1694: ricompare la lava in concomitanza al lancio costante ma tenue di lapilli e ceneri. Dato lo scarso pericolo, la gente accorre a vedere da tutta Italia. Cominciano ad arrivare sul Vesuvio i primi turisti.
  • 1697: il 19 settembre, mentre si festeggia San Gennaro, santo patrono di Napoli, alcune scosse di terremoto scuotono l’area vesuviana. Diverse lingue di fuoco illuminano la lava che comincia a scendere verso la zona di Resina, fortunosamente fermandosi prima di arrivare nelle aree abitate.
  • 1701 al 1704: alternate esplosioni da molto lontano seguite dal lancio di massi infuocati e da cenere.
  • 1712 al 1717: per cinque anni il vulcano non ha un momento di pace. Numerose fuoriuscite di lava e piogge di ceneri interessano Torre del Greco, Trecase, Boscotrecase, per arrivare fino a Ottaviano. Veloci getti di lava arrivano a terra come lanci di bombe. Raffreddandosi rapidamente formano le famose “cacate d’ ‘o riavulo” (escrementi del diavolo).
  • 1730 al 1737: per sette anni il Vesuvio si sveglia dalla suo sua quiescenza profondo e trema senza sosta. Cenere e lapilli vengono sparati in aria riversandosi nelle campagne limitrofe e recano ingenti danni all’agricoltura locale.
  • 1751 al 1754: si avvertono ogni tanto delle scosse di terremoto che precedono l’attività eruttiva del Vesuvio.

Storico delle eruzioni dal 1759 al 1834

  • 1759 al 1760: continue scosse telluriche in concomitanza alle eruzioni furiose dal cratere principale di materiale incandescente arrivano fino a Sorrento.
  • 1766 e nel 1767: le eruzioni vengono annunciate da un caratteristico pennacchio di fumo. Nei due anni di forte attività, la lava scende fino a Resina e a Torre del Greco.
  • 1770 e nel 1771: un’apertura su un fianco della montagna causa la fuoriuscita di lava di fuoco che copre diverse abitazioni a valle causando parecchie vittime.
  • 1779: una grande eruzione fe emergere moltissimo materiale magmatico ardente che ricopre buona parte della base del Vulcano.
  • 1790: per alcune settimane una lava incandescente esce da diversi crateri e fiumi di lava liquefatta si dirigono in tutte le direzioni.
  • 1794: violente esplosioni precedute da forti scosse di terremoto squarciano il cielo sopra l’area vesuviana. Alcune bocche si aprirono a bassa quota in località Montedoro, a Torre del Greco, da cui fuoriescono milioni di metri cubi di magma rovente che scendendo a valle coprono ogni cosa fino al mare, comprese le case. Questa è senz’altro una delle più terribili e catastrofiche eruzioni di tutta la storia vesuviana. Più di diecimila persone scappano per raggiungere Caserta.
  • 1804, 1805 e 1806: inizialmente, piccole colate di lava scendono indisturbate senza preavviso. Successivamente si sentono esplosioni in tutta l’area Vesuviana che si affaccia sul golfo. Piogge di cenere arrivano anche San Giuseppe, Nola e Ottaviano.
  • 1813: dal 25 al 27 dicembre il Vesuvio avverte con delle scosse di terremoto prima di cominciare ad esplodere nuovamente eruttando fumo, cenere e lapilli incandescenti che arrivano fino alla lontana isola di Ischia.
  • 1817 al 1822: nel primo anno, dal versante marino si aprono sei nuovi crateri da cui escono lave di magma che arrivano in località “Resina“. Per fortuna senza fare molti danni.
  • 1831 al 1834: per alcuni anni incostanti esplosioni illuminano le notti con fuoriuscita di fiamme e lancio di materiale misto piroclastico. I boati delle esplosioni si alternano a forti scosse telluriche fino a quando pian piano l’attività sismica si ferma del tutto.

Storico eruzioni dal 1838 al 1944

  • Nel 1838 e 1839, alcune eruzioni con caduta di lapilli e attività lavica, interessano San Giorgio a Cremano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Trecase, Boscotrecase e Boscoreale, fino ad Ottaviano. Cominciano i primi rilievi strumentali da parte di esperti vulcanologi dell’Osservatorio vesuviano.
  • 1850: un’eruzione scatena una sensibile attività magmatica. Milioni di tonnellate di lava scendono nelle zone abitate fino a Terzigno e Poggiomarino distruggendo le coltivazioni.
  • 1855: almeno una dozzina di bocche si aprono in località Massa di Somma eruttando lava che fino a scendere verso San Giorgio a Cremano. Intanto, altre caldere iniziano a sputare magma verso i comuni di Cercola e San Sebastiano.
  • 1858 al 1861: dopo circa tre anni di quiescienza, il Vesuvio inizia attività eruttive di tipo effusivo. Le eruzioni vengono precedute da un terremoto e del sollevamento del suolo di almeno un metro. Nel golfo si registra una moria di pesci a causa della formazione di fumarole a mare. Questa eruzione viene ricordata dalla storia come una delle più lunghe.
  • 1868 al 1872: inizialmente si apre una nuova caldera sul versante settentrionale, senza esplosioni, con la lava che fuoriesce in piccoli flussi. Improvvisamente si udirono fortissimi boati. Inaspettatamente sul vulcano comincia l’attività esplosiva.
  • 1891 al 1895: almeno cinque bocche si aperono una dopo l’altra formando una frattura sul versante settentrionale. Una violenta eruzione preceduta da forti scosse telluriche precede un’attività vulcanica della durata di quattro anni.
  • 1905 e nel 1906: alcune esplosioni con fuoriuscita di lapilli misti a cenere si sentono fino ad Avellino. Si aprono nuove bocche eruttive nel versante Est dell’Atrio (detto “del Cavallo“) che danneggiano la funivia nei pressi dell’Osservatorio. Per parecchio Napoli rimane all’ombra di una nube di cenere. Poi, per 20 anni la montagna si “addormenta”.
  • 1929: la penultima grande eruzione del Vesuvio. La lava trabocca dal cratere centrale verso la Valle dell’Inferno. In un primo momento la lava si dirigeva verso Torre del Greco. Poi, “miracolosamente” cambia direzione verso Terzigno. Per riconoscenza i torresi istituiscono la festa dei “4 Altari” ancora celebrata oggi.

Ed infine l’ultima eruzione del Vesuvio

  • 1944: dal 6 gennaio, giorno dell’Epifania, al 23 febbraio, piccole colate di lava scendono dal cono centrale. Poi, il Vesuvio cessa ogni attività fino al 13 marzo successivo, in cui comincia l’ultima eruzione con una prima fase effusiva per passare alla fase esplosiva. Il Vulcano erutta lapilli e cenere con piccole esplosioni, poi, il giorno 18, un grande boato fa tremare la terra intorno nel raggio di parecchi chilometri.

[VIDEO] – La lunga storia del Vesuvio


Cosa succede se il Vesuvio erutta davvero?

Ipotesi: se il Vesuvio erutta oggi cosa succederebbe? Quali sarebbero gli scenari possibili e le misure di prevenzione per evitare una probabile catastrofe?

Partiamo dal presupposto che il Vesuvio potrebbe preavvisare la sua nuova attività eruttiva. Soprattutto in base al fatto che ad oggi ci sono strumentazioni in grado di osservare e valutare eventuali segnali precursori.

Ma se tutte le previsioni, il monitoraggio costante non dovessero carpire gli eventuali “segnali” di un suo risveglio?

Di seguito facciamo un quadro breve di cosa succede se il Vesuvio erutta di nuovo.

Per raccontare lo scenario di una probabile (e scongiurabile) eruzione mi riferisco al piano di emergenza per l’evacuazione dell’area del Vesuvio, che prevede: colonna eruttiva alta dai 10 ai 20 chilometri, caduta di cenere e lapilli, flussi piroclastici lungo le pendici.

Sarebbero a rischio numerosissime costruzioni abusive subito a ridosso del vulcano, che insieme al resto delle costruzioni regolari interesserebbero ben 550.000 persone.

Scenario che potrebbe mutare in base al tipo di evento vulcanico che si potrebbe verificare: eruzione pliniana o stromboliana violenta (più probabile in base a studi statistici).

Ma la storia e le ricostruzioni di un’eruzione pliniana ci riporta alla mente lo scenario dell’eruzione del 79 d.C. che ha distrutto Pompei. Comunque sia non è possibile prevedere il tipo di eruzione, ma vista l’alta densità della popolazione vesuviana si possono immaginare comunque, in ogni caso, scenari apocalittici.

 

 

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