La Napoletaneria, degenerazione della Napoletanità

Aggiornato con il ♥ domenica, 11 Ottobre, 2020 da Ugo

La napoletaneria è la degenerazione della napoletanità, mi spiego. Quando a Napoli si vuole porre attenzione su tutti quelli che sono i lati negativi dei napoletani si parla di napoletaneria.

Prendiamo ad esempio il modo di essere e fare dei napoletani. Come in ogni parte del mondo ci sono persone per bene e persone cattive, gente ignorante e gente colta, educati e maleducati.

La napoletaneria è tutto ciò che riguarda gli aspetti negativi dei napoletani: urlare, gesticolare, agitarsi, parlare (solo) in dialetto, lamentarsi, rubare, non rispettare le regole.

In pratica tutto ciò che non è napoletanità è spesso napoletaneria, questo è il concetto.

Adesso il punto è quello di stabilire cosa prevale a Napoli: napoletaneria o napoletanità? Non c’è una sola risposta, dipende.

Da che dipende? Dipende da chi è chiamato a dare questa risposta. Ovviamente, per ovvi motivi, non sarebbe di aiuto chiedere ai napoletani se sono “buoni” o “cattivi”.

Ma conta la risposta che possono dare coloro che non hanno pregiudizi o preconcetti su Napoli e i napoletani. In questo la caso la risposta sarà quella comune (e più veritiera): a Napoli prevale la napoletanità perché la parte buona e sana dei napoletani prevale.

Infatti sono secoli che a Napoli c’è l’eterna lotta tra bene e male. Dove il male, comunque non giustificabile, è dovuto all’eterna situazione di difficoltà che la città di Napoli vive e si porta dietro dall’Unità d’Italia e dalla cacciata dei Borbone.

Ma non voglio fare retorica su questo argomento, ho già trattato esaustivamente l’argomento parlando delle bugie sul Risorgimento a Napoli.

La napoletaneria che piace e conviene al resto d’Italia

Scontato dire che se facessimo la stessa domanda a chi nutre “odio” e antipatie per i napoletani non avrebbero (e non hanno) problemi a dire che a napoli prevale la napoletaneria.

Si potrebbero fare intere liste di nomi di persone, anche (soprattutto) famose che parlano di Napoli e di napoletani come napoletaneria. Visto il periodo in cui scrivo questo articolo ne cito solo qualcuno di più “rappresentativo” tipo: Salvini, Giletti, Del Debbio, a finire a Barbara D’Urso.

Faccio notare che Salvini, adesso, si “prodiga” per la nazione e non più per il solo Nord. Ma fortunatamente il Sud non è stupido e per cui ahimè tarda a fare proseliti politici. Soprattutto i napoletani non dimenticano (e non lo faranno) questo video di Salvini.

La napoletaneria è di tutti gli ignoranti: appartiene a chi lo è di fatto e chi non lo è ma lo fa perché conviene così a napoletani e non.

Prendiamo come esempio le numerose trasmissioni in tv, in cui da anni si fa a gara per mostrare tutti i lati negativi di Napoli e dei napoletani. Spesso si tratta di programmi televisivi che fanno cronaca (come giusto che sia). Ma fare cronaca significa raccontare non solo i lati negativi di un contesto, ma anche quelli positivi.

Purtroppo, sarà un caso, ma quando si parla di Napoli in questi programmi emergono solo le cose negative e quindi la napoletaneria. Perchè parlare di napoletaneria fa audience, fa guadagnare in ascolti e gonfia il portafoglio di giornalisti e “giornalai”.

Napoletaneria che vende e sono campioni a sfruttarla Massimo Giletti e Barbara D’Urso in primis (eh già, la mia conterranea).

Indignati speciali, pronti a massacrare chi si azzarda a dire che Napoli è “anche questo” è vero, ma “non è solo questo”.

Ma è evidente che non conviene a nessuno dire che “Napoli non è Gomorra” perché alle persone (non tutte) piace avere spunti per continuare ad infangare un popolo e una città come Napoli (come se ci fosse ancora bisogno).

La Napoletaneria contro la Napoletanità che non si vende

Ci si chiede spesso perchè i napoletani, in questa confezione preincartata in Tv, siano sempre e solo condannati a recitare a “fare i napoletani” anche se non ne hanno voglia, non amano urlare, né gesticolare, né dare la colpa agli altri, ma analizzano, si rimboccano le maniche, lavorano.

Ma quel napoletano non esiste, non vende, non serve allo sfruttamento commerciale: la napoletanità è di Napoli per chi non ha interessi.

La napoletanità non si vende così come i napoletani, quelli veri che raramente vedremo in televisione a prestare il fianco al business televisivo.

Purtroppo, però esiste tra i napoletani un’attrazione diffusa verso il basso, un passivo indugiare sulla napoletaneria che zittisce e sommerge chi vi si oppone.

Napoli si dibatte nella confusione, nell’assenza di chi dia regole certe e le faccia rispettare nella convivenza quotidiana. Ma, se si lascia campo aperto al caos, si dà ragione ai campioni della Tv che credono che Napoli “sia solo questo”.

Conclusioni

Ho dato una spiegazione di cos’è la napoletaneria e facendo riferimento alla napoletanità che gli si contrappone ti ho spiegato cosa significa.

In più voglio aggiungere che se si può, comunque, parlare di napoletaneria per i napoletani non vedo il motivo per il quale non si parla di “italianeria” per tutti gli italiani.

Forse sarebbe il momento di capire che la napoletaneria non è solo di noi napoletani, ma anche di chi la usa, la pubblicizza e la sfrutta oltre il normale diritto di cronaca.

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Ugo

Ciao sono Ugo, blogger per diletto con la passione per Wordpress e la creazione di Siti web/Blog. Amo Napoli e, da napoletano e partenopeo d.o.c, volevo rendere omaggio alla mia città con un Blog. Perché un Blog su Napoli? Perché ci sono nato e cresciuto, ma da molti anni non ci vivo: mi manca. Perché tutti, napoletani e non, hanno il diritto di conoscere Napoli: la sua storia, le bugie storiche, la cultura, il folklore. Perché tutti hanno il diritto di avere la possibilità di imparare ad amarla...

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