Unità d’Italia: storia di verità nascoste e bugie sul Risorgimento

Aggiornato con il ♥ lunedì, 3 Giugno, 2019 da Ugo

Conoscere la vera storia dell’Unità d’Italia è fondamentale, soprattutto alla luce del prezzo pagato dal popolo del Sud e di Napoli.

Nelle scuole l’Unità d’Italia viene insegnata affinché tutti ne conoscano la storia. Ma ci sono, fatti, accadimenti, verità nascoste che vengono ignorate nei libri di scuola soprattutto quando si tratta di affrontre le modalità aberranti con le quali l’unificazione della penisola italiana è stata perpetrata.

Ancora oggi i motivi che hanno spinto all’unificazione italiana sono poco chiari, sono tante le “bugie” e coloro che cercano di occultare le verità storiche del periodo che prende il nome di Risorgimento.

A tal proposito è utile, quanto doveroso, fare chiarezza e portare alla luce le verità nascoste e le bugie sul Risorgimento e dell’Unità d’Italia a Napoli. Lo merita Napoli, lo meritano i napoletani e tutto il Sud Italia che ne hanno pagato le conseguenze.

Quanto e cosa è costata l’Unità d’Italia? Qual’è il prezzo e lo scotto che un intero popolo ha pagato in nome dell’Italia unita?

Faccio parte anche io di quel movimento di pensiero a fovore dei Borboni che, neo borbonico o meno, auspica la ricerca e la conoscenza della verità. Occorre sapere in realtà come si viveva nel Regno delle Due Sicilie.

Occorre quindi fare chiarezza su circa 150 anni di bugie che “vorrebbero” nascondere un vero bagno di sangue e soprusi perpetrati verso tutto il Sud, Regno delle Due Sicilie e Napoli.

Cosa realmente è accaduto durante l’Unità d’Italia? Partiamo dal racconto dei fatti aberranti e storicamente accaduti con uno sguardo alla situazione socio-politica del Regno delle Due Sicilie.

Occorre iniziare a fare luce sulle le verità “nascoste” e le bugie di un Risorgimento da rivedere (e forse riscrivere?) assolutamente!


Unità d’Italia e Regno delle Due Sicilie: le Verità nascoste

Prima dell’Unità d’Italia, Napoli era capitale e parte integrante del glorioso Regno delle Due Sicilie. A quel tempo si stava bene, il Sud conosceva il periodo di maggior splendore e così Napoli.

Quello che la storia NON mette in evidenza è che anche in Italia, durante l’unificazione, ci sono stati luoghi paragonabili ai campi nazisti di Auschwitz, Mauthausen, Dachau!

Proprio così, la storia non ci dice (o nasconde) che sono esistiti luoghi di spietata brutalità meno noti o ignorati (perché “scomodi”) al pari dei campi nazisti. Quali?

Basta ricordare Fenestrelle in Piemonte, nella cui fortezza venivano imprigionati, tra il 1860 e il 1870, migliaia di meridionali che si opposero all’invasione dei “Mille” e dell’esercito di Cialdini.

Paolo Mieli, prestigioso giornalista italiano, ne ha ricordato l’esistenza nell’Ottobre del 2004. Fu Mieli a recensire, su uno dei quotidiani italiani più diffusi, un libro conosciuto “solo” dagli addetti ai lavori, “I vinti del Risorgimento”, di Gigi di Fiore.

Dal cui libro si legge che i reclusi venivano fatti morire di inedia e di freddo: vetri ed infissi venivano rimossi appositamente dalle “stanze” carcerarie affinché subissero i rigori dell’inverno.

I sopravvissuti, poi, venifano infine uccisi e i corpi sciolti nella calce viva. Ma perchè tanto accanimento verso questa gente? Quali sono le colpe che ne hanno determinato una morte ed una carcerazione atroci?

La “colpa” era la fedeltà al legittimo sovrano, Francesco II, Re delle Due Sicilie. Non volevano accettare la disfatta di quel Regno e la sua annessione al Regno di Sardegna, autoproclamatosi “Regno d’Italia”.

Avevano ragione!

Si stava molto meglio a Napoli e a Palermo che a Torino. La storiografia recente ha spazzato via tutte le accuse di arretratezza che la propaganda liberale aveva diffuso per giustificare l’invasione del Regno delle Due Sicilie.

Tutto orchestrato e deciso artatamente!

Esempio lampante: nel 1851, Lord Gladstone, ministro inglese, dopo un viaggio di piacere di tre giorni nel Golfo di Napoli, scrisse una lettera pubblica a Lord Aberdeen, ove definisce il Regno delle Due Sicilie “la negazione di Dio”.

Oltre trent’anni dopo tornò a Napoli per un congresso del partito liberale. In quell’occasione confessò candidamente di aver scritto quella lettera dietro ordine del Primo Ministro inglese dell’epoca, Lord Palmerston, “il grande fratello” massone.

Confessò che tutto quanto descritto di quell’abominevole Regno non lo aveva mai visto, ma dettato dai “patrioti” italiani.

E c’è da credergli perché ci sono testimonianze storiche che sbugiardano le accuse di arretratezza e di abominio di quel Regno, di Napoli e del Sud! La realtà e lo splendore del Regno delle Due Sicilie era ben altro!

Prima di andare avanti è utile, sempre doverso, ricordare cosa accadde a Fenestrelle il LAGER dei SAVOIA. Lo facciamo nei due video seguenti tratti da Youtube.

Video: Fenestrelle, il LAGER dei SAVOIA

La fortezza di Fenestrelle, la “grande muraglia piemontese” dove i Savoia uccisero e occultarono migliaia di meridionali! Migliaia di italiani deportati da altri italiani in veri e propri campi di concentramento. Questa è la vera storia dei prigionieri di guerra del Regno delle Due Sicilie.


Il Sud e l’Unità d’Italia: le Bugie del Risorgimento

Quante menzogne e quante falsità! Come quelle di Poerio, esule napoletano, graziato da Ferdinando II, sui giornali che auspicano l’abbattimento del Regno del Sud a causa del regime tirannico solo ipotetico.

Una volta che l’unità d’Italia era stata fatta, si potevano impunemente far uscire gli scheletri dall’armadio. Ed ecco le ammissioni di Petruccelli della Gattina, deputato del neonato Regno d’Italia:

Poerio è un’invenzione convenzionale della stampa anglo-francese”. Quando noi agitavamo l’Europa e la incitavamo contro i Borboni di Napoli, avevamo bisogno di personificare la negazione di questa orrida dinastia, avevamo bisogno di presentare ogni mattina ai credenti leggitori di un’Europa libera una vittima vivente, palpitante, visibile che quell’orco di Ferdinando divorava ad ogni pasto. Inventammo allora il Poerio, fu creato da cima a fondo.

Insomma, quelli che hanno voluto l’unità d’Italia hanno preso sul serio la massima di Voltaire: “Calunniate, calunniate: qualcosa rimarrà”.

Calunnie e menzogne sono dure a morire. Quelle contro il Regno delle Due Sicilie sono sempre lì, sui libri di storia che gli studenti italiani subiscono senza che i loro professori, generalmente, facciano un minimo sforzo per aggiornarsi.

Leggendo lo studio di Spagnoletti, pubblicato da una casa editrice italiana tutt’altro che “revisionista”, si scoprono cose molto interessanti. Si legge che “Re Bomba”, nomignolo affibiato a Ferdinando II, era amatissimo dai suoi sudditi.

Un re “galantuomo”, lui sì, non certo Vittorio Emanuele II, e clemente. Paolo Mencacci è uno storico serio e cita dei fatti che parlano da sé: dopo la rivoluzione del 1848, nel Regno delle Due Sicilie, unico caso in Europa, non ci fu alcuna condanna a morte.

Le 42 pene capitali per delitti politici tramutate in punizioni più blande da Ferdinando II. Il Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II mandò a morte, nel solo quinquennio 1851-1855, 113 condannati.


Alcune verità su Napoli e Regno delle Due Sicilie prima dell’Unità d’Italia

Michele Topa in “Così finirono i Borboni di Napoli riferisce notizie interessanti su quel regno descritto falsamente come un mondo sottosviluppato:

Prima del crollo, il Regno delle Due Sicilie aveva il doppio della moneta di tutti gli Stati della Penisola messi insieme. Sono significative alcune cifre del primo censimento del Regno d’Italia: nel Nord, per 13 milioni di cittadini, c’erano 7.087 medici; nel Sud, per 9 milioni di abitanti, i medici erano 9.390. Nelle province rette da Napoli gli occupati nell’industria erano 1.189.582. In Piemonte e Liguria 345.563

E se proprio non puoi (o vuoi) leggere le monografie aggiornate degli storici, puoi sempre consultare la gloriosa Enciclopedia Italiana della Treccani.

Alla voce Ferdinando II si scopre che il Regno delle Due Sicilie vantava molti primati. “La prima ferrovia inaugurata in Italia fu la Napoli-Portici (1839).

Ad essa seguì l’altro tronco Napoli-Capua. Sotto Ferdinando II fu ampliata la rete telegrafica a sistema elettrico. La marineria mercantile a vapore ricevette grande incremento; nel 1848 aveva il terzo posto in Europa per numero e armamento di navi’.

I poveri reclusi di Fenestrelle rimpiangevano il Regno delle Due Sicilie soprattutto per un motivo: non erano sottoposti alla leva obbligatoria e pagavano meno tasse di quelle esosamente imposte dal Regno d’Italia.

Per esempio, come riferisce l’insospettabile Sole 24 ore, “mentre a Napoli non si pagano tasse di successione, in Piemonte queste arrivano arrivano al 10% nel caso di estranei, al 5% nel caso di fratelli, all’1% in caso dei figli.

Mentre a Napoli non si pagano tasse sugli atti delle società per azioni e su quelli degli istituti di credito, in Piemonte sì”.


L’Economia nel Regno delle due Sicilie prima dell’Unità d’Italia

Il bilancio del Regno delle Due Sicilie, al momento dell’invasione garibaldina, era in pareggio.

La situazione in quello di Sardegna catastrofica: il debito pubblico ammontava a 1.024.970.595 lire. La cifra è calcolata da Angela Pellicciari che, anziché ripetere le calunnie dei liberali ottocenteschi, si studia gli atti parlamentari del Regno di Sardegna.

Fatta l’unità d’Italia, l’amministrazione piemontese si abbattè sul Meridione come un flagello, con ruberie ed espropri dei terreni civili ed ecclesiastici. Si impongono tasse che affamarono la popolazione, in tutto il territorio del Regno, come la famigerata “tassa sul macinato”.

E dopo aver dilapidato le ricchezze accumulate dal buon governo dei Borboni, nel ripartire la spesa per le opere pubbliche, lo Stato “unitario” distinse tra figli e figliastri.

Dal 1862 al 1897, tanto per esempio, sono spesi 458 milioni per bonifiche idrauliche. Al Nord e al Centro 455 milioni, 3 al Sud.

La gente era esasperata, si ribellò. Nel 1866 a Palermo, al grido di “Francesco II”, i siciliani esprimono il proprio pensiero sulla colonizzazione.

Il generale Cadorna sparò a cannonate. Alla carneficina si aggiunsero le misure vessatorie contro i sacerdoti che sostenevano la protesta dei poveri. Fu uno degli ultimi atti della resistenza del Sud.


Video: l’Unità d’Italia e il TRAUMA di Napoli

Voglio mostrarvi in particolare il “trattamento” ricevuto dai napoletani e dalla città di Napoli nel contesto dell’Unità d’Italia della quale io parlo come “malaunità”.

Consiglio a tutti di riflettere obiettivamente e valutare se quanto accaduto faccia “onore” in nome di un’unità italiana che (“giustamente”) molti meridionali tardano ad accettare!

Vi chiedo di osservare soprattutto l’eredità che l’occupazione piementese, ha lasciato a Napoli dopo l’Unità d’Italia: camorra, delinquenza! La (ri)scoperta di queste verità sono dedicate a tutti coloro che (nell’ignoranza) denigrano un Popolo, una cultura ed uno splendore sottratto.

Ma sono sicuro che la verità di tutti i popoli meridionali, in particolare di NOI napoletani, vivrà nella nostra fierezza!

La verità la si può nascondere, è stato già fatto! Ma nessuno potrà mai ucciderla!

Per i motivi che di seguito vedrete, dalle immagini del film (COMPLETO)li chiamarono bringanti” (1999), non è possibile condannare chi, me compreso, si sente legato allo splendore e bontà dei Borboni ed a chi si definisce solo ed esclusivamente NAPOLETANO!

Conclusioni

Quanto scritto e visto fa parte della vera storia di Napoli e dell’Unità d’Italia. CONDIVIDI ed aiuta a portare alla luce le verità nascoste su Napoli ed il Regno delle Due Sicilie! Non “nascondere”, divulga le falsità del Risorgimento! Non sopperire, denuncia!

P.s: ringrazio Angelo Forgione, giornalista, opinionista e scrittore promotore di V.A.N.T.O (valorizzazione autentica della napoletanità a tutela dell’orgoglio) che come pochi ci mette la “faccia” a difesa di Napoli, dei napoletani e del Sud tutto!


 

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