8 modi di essere napoletani – [La mentalità napoletana in “pillole”]

Aggiornato con il ♥ domenica, 24 Marzo, 2019 da Ugo

Essere napoletani significa avere modi di dire e di fare “diversi” dal comune e rispetto al resto d’Italia. Proprio questo modo di essere diversi, originali ed imprevedibili nei comportamenti e nello stile di vita definiscono la così detta mentalità napoletana: o napoletanità. Vediamo di seguito i 10 modi di essere dei napoletani attraverso una guida che ne spiega i comportamenti nella vita di tutti i giorni.

Ti sarà capitato di osservare una persona e dire: “chill’ è proprio napulitan?” L’essere napoletani lo si ha nel sangue (a volte lo si impara) e lo si tramanda di generazione in generazione.

Per questo mi sono divertito a fare un elenco di tutti i comportamenti del modo di essere napoletani, quelli che li/ci contraddistinguono dal resto degli italiani.


Mentalità napoletana: 8 modi di essere e comportarsi da napoletani

Tra steriotipi, realtà e ironia ti spiego come si comportano i napoletani, un modo di essere fatto di espressioni, uso del dialetto e di una sana vena ironica.Ti ricordo che non è consigliato seguire questa guida, potrebbe causarti problemi di napoletanità acuta.

Quindi ti suggerisco di prendere tutto quello che stai per leggere come un vademecum sui comportamenti (e i “difetti) derivati dall’essere napoletani con leggerezza e simpatia.

Il napoletano alla guida

Superato l’esame di guida essere napoletani significa guidare dimenticando quanto appreso: rallentare in presenza dei pedoni, dare la precedenza a destra, rispettare i semafori. Per cui, prima di viaggiare in auto in città ti consiglio di imparare come si guida a Napoli.

Guidare a Napoli è come partecipare ad una corsa ad ostacoli: qualsiasi cosa che può fermare lo spostamento agevole alla guida rappresenta come qualcosa da aggirare o evitare. Ahimè, dobbiamo ammetterlo: qualche anno fa il semaforo era un’incognita.

Ci si fermava al rosso in presenza di telecamere, al giallo si accelera per evitare di beccare il rosso, e al verde… parte il clacson! La precedenza è di chi se la prende: chi fa prima quello passa.

Adesso il rosso, quando proprio si deve, si rispetta. Nell’attesa si sbraita e si canticchia in auto o si discute del menage familiare gesticolando. Per guidare a Napoli occorre avere due patenti: quella di guida e quella di “guida a Napoli”.

Il napoletano a piedi

Il pedone napoletano attraversa dove capita: se ci sono le strisce pedonali meglio, altrimenti poco cambia. Il pedone napoletano è un perfetto calcolatore: in grado di stabilire traiettorie e tempi di avvicinamento di auto e ciclomotori su di giri.

Ma il pedone a Napoli ha grande rispetto: quando attraversa, ovunque sia, ha la precedenza e gli “ossequi” dei guidatori. Essere napoletani e camminare a piedi significa avere astuzia nel calcolare i movimenti ma anche avere comunque la precedenza.

Nota: un napoletano a piedi è in pericolo in qualsiasi altra città italiana, perché completamente ignaro di semafori e strisce pedonali (ma alla fine tra qualche espressione dialettale poco ortodossa e qualche bestemmia impara).

Il napoletano che offre informazioni

Quando si chiedono informazioni a Napoli ci si imbatte in 2 categorie di persone: c’è chi per 200 metri ti porta “pe vic e vicariell” (la fa troppo lunga) aggiungendo particolari che non servono e chi si diverte a dare informazioni sbagliate. Dipende dal fatto se chi chiede informazioni risulta simpatico o meno. Questione di feeling…

Il napoletano che chiede informazioni

Avete presente la scena di Totò e del vigile a Milano? “Nojo volevam savoir… per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?” Il napoletano quando si allontana dalla capitale partenopea è un po’ come Totò. Anche se si trovasse in un posto sperduto e non conoscesse la lingua locale troverebbe sempre il modo per farsi capire.

Totò chiede informazioni al vigile urbano in un misto tra dialetto napoletano e francese.
Dal film: Totò, Peppino e la malafemmina 1956.

Il napoletano mentre parla

Difficilmente sta fermo, gesticola. Ogni parola è correlata ad un gesto. Sarà complicato riuscire a seguire un intero discorso senza perdere il filo. Per non parlare poi del tono di voce: alto e deciso. Inutile provare a chiedere di abbassare la voce. Vi verrà risposto in dialetto napoletano: “pecche’ sto alluccann? E’ a voce mia!” (perché mica sto gridando, è la mia voce!).

Il napoletano al mare

Una rilassante giornata al mare si traduce in una carovana di gente con in spalla sedie, tavolo, pallone, ombrellone, salvagente: il napoletano “arrevota ‘na spiaggia”! Nell’anonima comitiva non mancherà mai la nonna o la zia di turno che, oltre ad un bel decolletè scollato, sfoggerà il classico “ruoto ‘e maccarun” per l’ora di pranzo.

Il napoletano a tavola

Il napoletano a tavola è come se stesse partecipando ad un rito religioso. Per il napoletano stare a tavola e condividere il pranzo o la cena è qualcosa di sacro.

Prima di tutto non manca l’occasione di ringraziare il “signore” con espressioni del tipo: “ringraziamm a Dio ca pur ogg se magn”.

Poi soprattutto la domenica si tocca l'”apice” dell’arte culinaria napoletana. Ci si siede a tavola tardi, verso le 14, si inizia a mangiare per poi concludere intorno le 18-19 di sera: è l’apoteosi dove si fasfoggio di tutte le pietanze tradizionali della cucina napoletana.

La domenica pranzo e cena coincidono, è tutto un susseguirsi di sapori e colori che terminano con gli uomini con le mani sulla pancia e le donne a lavare piatti ed “inciuciare” (chiacchierare di intrallazzi e accadimenti).

Il napoletano e il calcio

Uomo, donna o bambino che sia, per il napoletano il calcio è una questione di fede. Non c’è sport che tenga, “‘o criatur addà pazzià ‘o pallone”. E allo stadio noi ci andiamo con trombette, striscioni e… ‘a marenna: panino a tenuta stagna, imbottito di peperoni e chiuso con la mollica in eccesso, tappo necessario ad evitare lo strabordare dell’olio. La foto non è un caso, è chiaro no? Maradona è il Re…

 

 

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Ugo

Ciao sono Ugo, blogger per diletto con la passione per Wordpress e la creazione di Siti web/Blog. Amo Napoli e, da napoletano e partenopeo d.o.c, volevo rendere omaggio alla mia città con un Blog. Perché un Blog su Napoli? Perché ci sono nato e cresciuto, ma da molti anni non ci vivo: mi manca. Perché tutti, napoletani e non, hanno il diritto di conoscere Napoli: la sua storia, le bugie storiche, la cultura, il folklore. Perché tutti hanno il diritto di avere la possibilità di imparare ad amarla...

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